Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge intende incentivare l'investimento di risorse nel settore cinematografico, sia da parte di soggetti estranei al settore stesso sia da parte dell'industria cinematografica.
      In particolare, si tratta di incentivare l'investimento diretto di proprie risorse aziendali da parte delle imprese facenti parte della cosiddetta «filiera» (produzione, distribuzione, esercizio).
      Il meccanismo previsto, il cosiddetto «tax shelter», già ampiamente utilizzato in vari Paesi europei (Gran Bretagna, Irlanda, Germania e Olanda) e anche in vari importanti Paesi extra-europei, tra cui Canada, Australia e Sudafrica, ha prodotto in tali nazioni degli interessanti benefìci economici in termini di aumento dei volumi produttivi.
      Lo strumento scelto per la concessione dell'incentivo è quello del credito d'imposta, strumento che ha anche la finalità d'incoraggiare l'emersione dell'utile d'impresa, imprescindibile presupposto per poter accedere ai benefìci previsti.
      Il provvedimento mira all'incentivazione e alla promozione delle imprese cinematografiche operanti nel settore della produzione, della distribuzione e dell'esercizio. Infatti:

          a) per quanto riguarda il settore «produzione», l'incentivazione è tesa a venire incontro ad uno dei problemi «storici» dell'industria di settore, ovvero quello di un plafond di risorse insufficiente a dare vita a un volume produttivo che ponga l'Italia alla pari dei maggiori Paesi europei (Francia e Gran Bretagna);

 

Pag. 2

          b) per quanto riguarda il settore distributivo, si rileva come - anche in questo caso - l'esiguità delle risorse destinate a tale comparto determini una così grave carenza nelle attività di lancio promo-pubblicitario del prodotto filmico nazionale e una così elevata difficoltà nell'accesso agli schermi da parte del film italiano che, troppo spesso, a prescindere dal valore artistico dell'opera, è destinato a un sicuro insuccesso. Il maggior volume di risorse connesso con l'incentivazione proposta mira specificamente a creare un circuito distributivo realmente «forte» e in grado di cooperare attivamente ed efficacemente con il produttore, per il miglior esito al box office e nei successivi canali di diffusione del cinema nazionale;

          c) per il segmento «esercizio», si ritiene fondamentale e strategico intervenire in termini di incentivo al fine di promuovere l'adeguamento tecnologico delle sale cinematografiche, in un momento storico che vede ormai alle porte la rivoluzione derivante dall'avvento della tecnologia digitale che, proprio nelle sale, potrà e dovrà trovare la sua più immediata e alta applicazione.

      Il provvedimento mira inoltre (articolo 2) a favorire l'industria di produzione «esecutiva» nazionale (settore che oggi sviluppa circa 300 milioni di euro l'anno), rendendo più conveniente per le grandi produzioni estere avvalersi dei servizi di produzione nazionali, di manodopera italiana nonché delle location cinematografiche, delle quali il territorio italiano è particolarmente ricco e che però risultano assolutamente sottoutilizzate, con un non trascurabile effetto di promozione del territorio. A tale proposito occorre tenere presente che recenti studi di associazioni di settore hanno dimostrato che esiste un rapporto tra investimento diretto e resa dello stesso sul territorio, calcolabile nella misura di oltre il 300 per cento solo con riferimento all'aspetto produttivo. Bisogna inoltre considerare il successivo indotto turistico, derivante dall'«esportazione» nei Paesi terzi dell'immagine delle bellezze naturali e artistiche del nostro Paese.
      Lo stesso articolo 2 chiama le regioni ad emanare norme fiscalmente premianti in favore di attività produttive che si localizzino nei loro territori. Tali attività regionali potrebbero trovare nelle rispettive «film commission» il naturale centro gestionale e di promozione.
      L'articolo 3, infine, prevede che i parametri, i criteri e le modalità di riconoscimento e di concessione degli incentivi fiscali siano stabiliti con uno o più decreti del Ministro per i beni e le attività culturali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro dello sviluppo economico.

 

Pag. 3